
Giappone: un viaggio tra silenzio, meraviglia e rinascita
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Sto ancora rielaborando tutte le emozioni e i dettagli di ciò che ho visto e sentito in Giappone.
Un viaggio lungo, a tratti stancante, ma capace di regalarmi meraviglia, poesia e una lezione profonda sul rispetto.
Tokyo: l’inizio, tra ansie e meraviglia
I primi giorni non sono stati semplici.
Ho dovuto lottare con me stessa, con i miei pensieri e con le ansie che non volevo portare con me.
Eppure, anche nel loro rumore, la città ha trovato il modo di parlarmi.
Il mio arrivo a Tokyo è coinciso con l’Obon (お盆), una ricorrenza buddhista durante la quale si crede che gli spiriti degli antenati tornino a visitare il mondo dei vivi.
E proprio in quei giorni, mentre camminavo in un parco, ho incontrato una falena bianca, candida e inusuale. Ho scoperto che in Giappone è un insetto sacro, raro da vedere, portatore di rinascita e di messaggi da chi non c’è più.
E lì ho avuto la mia risposta: "qualunque cosa decida di fare, sarà una rinascita".
La moda a Tokyo: oltre le tendenze
Sono andata ad Harajuku – Ura-Harajuku e Daikanyama, quartieri simbolo della moda di Tokyo. Non la moda commerciale che rincorre le tendenze, ma quella che sento più vicina a me: concettuale, senza tempo, capace di raccontare un mondo nuovo.
Le boutique sono piccole, intime, spesso nascoste. Ti invitano ad addentrarti e a scoprire. Non si sviluppano in orizzontale come da noi, ma in verticale: respiri moda anche guardando il cielo.
Qui ho capito che la mia visione è più simile alla loro: non mi interessa che chiunque acquisti i miei capi. Mi interessa che chi li sceglie viva un’esperienza, riconosca il valore, senta di respirare qualcosa di diverso.
Takayama: il tempo lento
Takayama è la città dei samurai, un luogo che sembra sospeso nel tempo. Le case in legno, i negozi trasformati in botteghe artigianali, gli orari ridotti: aprono alle 10, chiudono alle 17, e i ristoranti terminano la cena alle 20.
Qui il ritmo è lento, naturale. Ho visto botteghe di kimono tradizionali, sartoria, ricami, ceramiche, ventagli: tutto rigorosamente fatto a mano. Una piccola perla giapponese che ti insegna a respirare piano.
Kyoto: la magia
Prima di arrivare, dicevo che mi mancava ancora il mio “wow”. L’ho trovato appena scesa a Kyoto, la vecchia capitale.
È un luogo sospeso tra modernità e tradizione, vicoli che sembrano eterni e strade vibranti.
Ho alloggiato nel quartiere delle geishe, ho ascoltato musicisti per strada, ho assaggiato il miglior sushi della mia vita. Kyoto mi ha portata in una dimensione magica, fatta di suoni, volti ed emozioni autentiche.
E proprio osservando le persone ho scoperto un tratto meraviglioso: i giapponesi hanno un volto estremamente espressivo. Ridono, sorridono, si stupiscono in modo sincero. Non sorridono per cortesia: quando lo fanno, lo senti davvero.
Nara: la poesia della natura
A Nara mi sono sentita disarmata. Qui i cervi e i cerbiatti convivono con l’essere umano in totale libertà. Si avvicinano, ti chiedono cibo con un gesto gentile, ti fanno un inchino dopo che li hai nutriti. Cercano coccole, senza paura.
Mi sono immersa nella natura, ho staccato dai social, ho meditato. È stata magia pura.
Osaka e Hiroshima: il sud del Giappone
Arrivata a Osaka, ho percepito subito il cambiamento: i colori, i suoni, l’energia ricordano quella del nostro sud Italia. Caotica, rumorosa, ma piena di vita.
Da qui ho raggiunto Hiroshima.
Vedere con i miei occhi un luogo che ha cambiato la storia del mondo è stato forte e doloroso. Non solo per lo sterminio immediato, ma per le conseguenze negli anni successivi.
Un pensiero si è fatto ancora più chiaro dentro di me: bisognerebbe imparare dalla storia, ma il mondo sembra non averlo fatto.
L’ordine, il rispetto, le regole
Il Giappone mi ha insegnato anche qualcosa di molto pratico: il valore dell’ordine e delle regole.
Tutto è intuitivo: spostarsi è semplice, i trasporti sono sempre puntuali, persino le metropolitane hanno macchinette dedicate ai turisti. Mi avevano detto che sarebbe stato complicato muoversi per la lingua, ma non è vero: il sistema è pensato per accoglierti.
Ho capito che in Italia spesso vediamo le regole come limitazioni, mentre in Giappone sono considerate un modo per vivere meglio insieme. È un approccio che mi ha profondamente colpita.
Conclusione: una palette di meraviglia
Mi porto a casa una palette di colori che sento mia: bianco, nero, sfumature intermedie, con tocchi di beige e blu.
Mi porto a casa i volti espressivi,
la bellezza pudica, il rispetto sincero.
E mi porto a casa una certezza: fidarsi non è facile, ma quando succede, si apre un mondo meraviglioso.
Sono grata per questo viaggio che mi ha regalato rinascita, silenzio e poesia.
Il Giappone mi ha insegnato che la vera bellezza nasce dal rispetto, dal tempo lento e dall’attenzione ai dettagli.
È lo stesso sguardo che porto ogni giorno in ddLab.
Se vuoi scoprire questa filosofia trasformata in moda, ti invito a visitare il mio atelier: un piccolo spazio di silenzio, cura e meraviglia.